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Il federalismo parte dall'edilizia

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Lunedí 19 Aprile 2010


È la prima applicazione su scala regionale. L'esigenza di valorizzare o almeno sottolineare le diverse tipicità delle imprese secondo la collocazione territoriale del Paese in cui svolgono l'attività è arrivata anche negli studi di settore. Dal 2009, infatti, per più di 200mila imprese del settore edile, la stima dei ricavi operata dal meccanismo degli studi di settore è distinta su base federale. Un lavoro a tempo di record che ha richiesto un intervento sulle modalità di costruzione degli studi.
La procedura, infatti, parte da una relazione tra i costi sostenuti ed i ricavi delle imprese, sulla base dei dati dichiarati dagli stessi imprenditori nella dichiarazione annuale. Un "legame" che non viene stabilito a tavolino e non è uguale per tutte le imprese d'Italia. La relazione costi/ricavi, infatti, viene diversificata, secondo dei sottogruppi di imprese con caratteristiche simili sotto diversi profili: strutturali, clientela, mercati di riferimento. Ogni gruppo di riferimento (in gergo tecnico chiamato cluster), ha quindi una sua relazione costi/ricavi, spiegata dalle modalità con le quali il gruppo omogeneo di riferimento produce valore aggiunto d'impresa. Dalla relazione costi/ricavi, si arriva così alla stima dei ricavi che, secondo lo studio di settore, risultano congrui rispetto alla struttura d'azienda ed ai costi sostenuti nell'anno.
Finora i gruppi omogenei di riferimento, sono stati sempre costruiti analizzando i dati di tutte le imprese d'Italia che svolgono le attività economiche comprese in ognuno dei 206 studi di settore approvati.
A decorre dal 2009, in via sperimentale e solo per lo studio di settore che interessa il settore dell'edilizia (codice UG69U), questa logica di costruzione dei gruppi omogenei viene superata. La costruzione dei gruppi omogenei delle imprese edili non avviene più considerando nel complesso tutte le 200mila imprese del settore presenti nella penisola, ma analizzando, in maggior dettaglio, i diversi modi di produrre ricchezza delle imprese che svolgono l'attività edile in ognuna delle venti regioni d'Italia.
In altre parole i gruppi omogenei, sono costruiti considerando le 31.185 imprese della Lombarda o le 789 imprese del settore presenti in Valle d'Aosta, o, ancora, le 17.574 imprese dell'Emilia Romagna e così via.
Per dare il senso delle proporzioni, bisogna considerare che nell'ambito di questo studio di settore, le circa 200mila imprese coinvolte, prima venivano divise in 39 gruppi omogenei a livello nazionale. Dopo la revisione in senso regionale dello stesso studio di settore, nella sostanza, i gruppi omogenei costruiti su base regionale sono diventati 408. L'analisi è stata così capillare che ha portato alla costruzione di gruppi di imprese che vanno da un minimo di 18 - presenti in Campania, Umbria e Basilicata - al gruppo omogeneo più numeroso di 4.532 imprese costruito con riferimento al Veneto.
Passando all'esame degli effetti in termini di ricavi di congruità, è ancora difficile esprimere una valutazione generale. Si hanno, infatti, solamente dei dati parziali riferiti a qualche esempio di applicazione, applicato a macchie di leopardo (si vedano gli esempi in alto). Quello che si può affermare già da ora è che, sicuramente, questa nuova logica di costruzione degli studi di settore, valorizza i diversi modi di produrre ricchezza nel Paese.
La migliore precisione dello strumento di accertamento, dovrebbe, inoltre, evitare il più possibile alle imprese di vedersi attribuire ricavi non realmente conseguiti.
Occorre, infatti ricordare che solamente una piccolissima parte dei circa 900 mila soggetti che ogni anno non sono in linea con gli studi di settore, saranno accertanti con questo strumento. Si pensi che gli accertamenti a mezzo studi di settore nel 2007 sono stati circa 52 mila (cioè il 5,8% dei non congrui), nel 2008 sono stati 72.956 (l' 8,1%) e nel 2009 sono stati circa 56.437 (quasi il 6,3% dei non in regola).
  CONTINUA ...»

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